8 maggio 2019 — «Medieval Spirit» — Ora in libreria!


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Medieval Spirit

Medieval Spirit

– Davide Gorga –

Adesso in libreria



♦ Prefazione ♦


La visione lirica che alimenta la silloge “Medieval Spirit” è permeata di un’atmosfera che vive e si nutre di una dimensione che supera il tempo, oltrepassa l’umana meraviglia davanti al mondo e alle sue metamorfosi, e proietta in uno “spirito medievale” nel quale un simbolico pellegrino diventa espressione dell’umana finitudine, creatura sovrastata dall’immensità del cosmo, alla costante ricerca della propria sostanza primigenia e della propria anima.
Il solitario sentiero, nella concezione poetica di Davide Gorga, diventa palcoscenico lirico pervaso di suggestioni d’un mondo ammantato di misteri sussurrati, evanescenze e mistiche visioni che costituiscono il corpus delle rappresentazioni liriche.
Il cammino, incerto e travagliato, è scandito dalle stelle, come a “vagare tra i fuochi/di una notte in scintille”, dove scorrono i sogni, tra stupori e meraviglie, tra “mattini rosati” e “brume leggere”, “lungo sentieri di pietre” e scrutando il mistero di “acque verdi e scure”: e tutto conduce a cantare “l’estasi della scoperta” in questo “cammino nel mondo” dove deflagra la visione lirica del poeta e domina la forza luminosa dell’incanto, che offre “lampi dorati e d’argento nell’oscurità”.
Il pellegrino errante si muove tra attese nei “giorni del viaggio”, tra oscurità e “luce ferita del cielo”, che riporta al sofferto cammino dell’Uomo, vagando in una “notte chiara di mille aurore”, costellata di storie antiche cantate sotto la luna ed armonie danzate intorno al fuoco: sono “voci scolpite nel tempo”, canti eterni e “fiabe d’estasi”, che risvegliano, nella magia della notte, “le nascoste parole / d’un sogno lontano”.
Il continuo processo di ricerca dell’essenza dell’Uomo riconduce ad una dimensione che proietta oltre il divenire storico, che si incarna in un “ideale eterno” del quale s’inebria costantemente il “viaggiatore”, fino ad una rivelazione-redenzione oltre il tempo, oltre la vita, innalzata al cielo come “fiamma d’eterno” che solleva l’Uomo dalla sua condizione terrena e lo conduce all’abbraccio della luce, all’“estasi mistica”.
La Luce invade il corpo con la sua forza primigenia e la vita si propaga sotto il cielo, dentro la terra, nel respiro del tempo, come a condurre l’Uomo verso il “canto creatore”.
La volontà di creare uno spazio che coniughi la visione lirica alla tensione narrativa diventa strumento per proporre la sua concezione poetica: i tempi lirici dettano il ritmo d’una versificazione costantemente tesa a fissare l’impulso che ha generato tali percezioni e visioni.
La sua Parola, limpida e decisa, penetra nelle fenditure del tempo, si allontana dall’hortus conclusus, spaziando in una dimensione superiore dove il poeta vive i silenzi della notte, assediato da incanti e suggestioni, invaso da echi esistenziali che inondano la sua mente ed illuminano il suo Essere.
Nel dispiegarsi del processo lirico tutto pare avvolto dal senso del tempo mentre il defluire del mondo poetico si fa ancestrale ed abissale ed il poeta desidera inglobare ogni percezione nella sua fascinazione, penetrare nel profondo dell’essenza lirica protesa ad irradiare la sua Parola d’un ricercato “spirito medievale” e cospargere la sua poesia d’una mistica visione, fino a giungere all’atto purificatore.

Massimo Barile



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